Kenro Izu, Casa di Apollo, Pompei, 2016
Arte-fatti, mostre e inaugurazioni a Bologna e dintorni
di PAOLA NALDIMODENA - Per cultura e abitudine siamo propensi a definire una catastrofe in rapporto all’essere umano, tralasciando le grandi sofferenze della natura e della terra, spostando l’attenzione solo su di noi, come esseri che governano il mondo. Ma con gli occhi pieni di orrore, travolti dall’irreparabile, anche dopo questa pandemia, siamo sollecitati a pensare in maniera diversa alla responsabilità delle nostre azioni e soprattutto alle conseguenze che ne possono derivare. Riaperta da sabato 30 maggio, dopo il lockdown per l’emergenza sanitaria Covid 19, la personale del fotografo giapponese Kenro Izu ci sollecita in questa riflessione. Il titolo, “Requiem for Pompei”, ci introduce il tema che ricorre nei 55 scatti in bianco e nero, inediti, donati dall’artista alla Fondazione Modena Arti Visive.
È l’antica cittadina distrutta dalla furia del Vesuvio nel 79 d.C. che riemerge silente e struggente. Ma il fotografo aggiunge alle belle ville, tra i mosaici e le colonne, un elemento in più: è la forma dell’uomo, contratta in calchi che riproducono esattamente le vittime dell’eruzione, in pose fetali, rannicchiate, a volte abbracciati. Sono un falso perché sono riproduzioni, e sono un falso perché sono collocate dall’artista in quegli ambienti che, in questo modo, da “paesaggi urbani” diventano palcoscenici e scenografie. Ma l’artificio è superato dal messaggio e dalla volontà di spostare la nostra percezione e la nostra attenzione.
"Requiem for Pompei", a Modena le fotografie struggenti di Kenro Izu. Navigazione per la galleria fotografica https://bologna.repubblica.it/cronaca/2020/05/29/news/arte-fatti-257917944/#gallery-slider=257834244
Il fulcro delle foto è quindi il “memento mori” - l’omaggio ai caduti - per ritrovare la spiritualità tutta laica dell’uomo. Non si ha colpa dell’eruzione di un vulcano ma si è responsabili quando ci si dimentica della sacralità del mondo.
Un dettaglio. Quando è stata inaugurata, la mostra presentava accanto agli scatti alcuni dei calchi utilizzati da Kenro Izu, arrivati a Modena grazie alla collaborazione del Parco archeologico di Pompei. Ora quei preziosi “reperti” sono stati restituiti al Parco ma ne rimane traccia nelle fotografie. Apertura ogni fine settimana fino al 28 giugno. Ingresso libero ma limitato a 10 persone alla volta.
Foto https://bologna.repubblica.it/cronaca/2020/05/29/news/arte-fatti-257917944/#gallery-slider=257834244